SENECA. Intellettuali e potere secondo l'autore latino

Da sempre il rapporto tra intellettuali e potere è difficile e spesso ambivalente. Divisi tra ossequio e critica, gli intellettuali talvolta mancano dell'onestà morale e del coraggio per affrontare a viso aperto il potente o il tiranno, finendo, in ogni caso, nell'ingranaggio perverso della viltà e della cortigianeria. Non di rado la sudditanza si fonda sulla necessità di vivere una vita priva di stenti. Non pochi uomini e donne di cultura hanno, peraltro, pagato, e pagano ancora oggi, con la vita, l'espressione del loro dissenso. Altri hanno avuto la fortuna di sopravvivere alla tempesta, riservandosi di colpire con gli strali della satira chi ha già lasciato questo mondo e non può più minacciarli. Tra questi dunque si distingue nell'Antichità Lucio Anneo Seneca (ma anche dopo di lui Giovenale, altro grande scrittore latino), nativo di Cordova (Spagna), che alla morte dell'Imperatore Claudio, ne ridicolizzò le gesta con un'opera teatrale agile e feroce, nota come "l'Apocolocyntosis", termine greco che significa zucchificazione: in altri termini la trasformazione postuma in una zucca dewl divo Claudio Imperatore. Circa cinquant'anni fa sul piccolo schermo memorabile se ne propose un'edizione recitata magistralmente da Vittorio Gasman. La cinica ed incalzante satira politica (l'unica del mondo antico) dei meccanismi del potere ci sorprende per l'efficacia del linguaggio e la vivacità della trama. Alla morte di Claudio, che pare fosse vittima di un pranzo a base di funghi avvelenati, Seneca immagina che nei confronti del defunto Imperatore si svolga nell'Olimpo un processo tra ilarità e sconcertante crudeltà, al termine del quale, con geniali colpi di scena, il monarca viene relegato all'Averno e condannato a giocare a dadi con un bossolo forato. La violenza e persino la volgarità dell'attacco a Claudio rientra nella parodia tipica della farsa e della satira "menippea". Colpisce il lettore e l'eventuale spettatore il repentino capovolgimento di quello che fu il precedente atteggiamento di Seneca, che ne"Consolatio ad Polybium"arrivò addirittura ad adulare Claudio in modo quasi vergognoso e lecchino. altrettanto sorprendente è il tentativo di Seneca di accreditarsi, con un colpo di spugna sul passato, di fronte al nuovo e futuro tiranno, Nerone (anche se diverso e di più alto profilo morale fu la condotta di Seneca davanti al potere stravagante e criminale di quest'ultimo), che dello scrittore spagnolo sarà poi il carnefice. Il tratto di comicità amara si manifesta come una vendetta atroce e contrasta con il patrimonio etico e di riflessione lasciatoci da Seneca. L'inquietante messaggio dell'opera ci conferma quanto sia tragico e sconvolgente il confronto tra l'intellettuale e il potere in circostanze oggi non meno drammatiche.
Casalino Pierluigi, 28.11.2014